Peter Pan - Classici Ragazzi by James Matthew Barrie

Peter Pan - Classici Ragazzi by James Matthew Barrie

autore:James Matthew Barrie [Barrie, James Matthew]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2021-05-22T22:00:00+00:00


9.

L’UCCELLO–CHE–NON–C’È

Gli ultimi rumori che Peter udì prima di rimaner solo furono quelli delle sirene che si ritiravano a una a una nelle loro camere da letto in fondo al mare. Certo era troppo lontano per sentire le porte chiudersi; ma le porte delle caverne di corallo dove vivono le sirene suonano un campanellino aprendosi e chiudendosi, come succede nelle più belle case in terraferma: e Peter udì il campanellino.

La marea continuò a salire finché toccò i suoi piedi; e per passare il tempo fino al momento in cui lo avesse avvolto tutto, Peter fissava la sola cosa che vedeva muoversi sulla laguna. Credeva che fosse un pezzo di carta galleggiante, forse un pezzo d’aquilone, e calcolava, tanto per fare qualche cosa, il tempo che avrebbe impiegato a toccare la spiaggia.

Ma poi si accorse che la strana cosa galleggiava indubbiamente sulla laguna con uno scopo preciso perché lottava con la marea, e qualche volta vinceva; e quando vinceva, Peter, che simpatizzava sempre coi più deboli, non poteva fare a meno di battere le mani: era proprio un valoroso pezzo di carta.

E invece non era un pezzo di carta: era l’Uccello-che-non-c’è, e faceva sforzi disperati per raggiungere Peter col suo nido. Agitando le ali, in una maniera che aveva imparato da quando il nido era caduto nell’acqua, riusciva fino a un certo punto a condurre la sua strana imbarcazione; ma nel momento in cui Peter lo riconobbe l’uccello era esausto. Era venuto per salvarlo, per offrirgli il nido, benché ci fossero dentro le uova. È un fatto sorprendente, perché certo Peter era stato gentile con l’uccello, ma qualche volta lo aveva anche tormentato. Penso però che era un uccello mammina e che, come la signora Darling e tutte le altre, si era intenerito perché Peter aveva ancora i denti da latte.

Gli gridò che cosa fosse venuto a fare, e Peter gli gridò che cosa fosse venuto a fare là; ma naturalmente nessuno capì il linguaggio dell’altro. Nelle favole gli uomini possono parlare benissimo con gli uccelli; e io vorrei poter fingere per un momento che questa fosse una di quelle favole, e dire che Peter rispose intelligentemente all’Uccello-che-non-c’è. Ma è meglio dire la verità e io voglio raccontare solo quel che è realmente accaduto. Ebbene, non solo i due non poterono intendersi, ma dimenticarono le regole della buona educazione.

“Voglio… che… tu… entri… nel… nido,” gridò l’uccello, più adagio e distintamente che poté, “allora… sarai… portato… a… riva; ma… sono… troppo… stanco… per… venire… così… tu… devi… nuotare… verso… il… nido.”

“Che cosa stai gracchiando?” diceva Peter. “Perché non lasci che il nido navighi come il solito?”

“Voglio… che… tu… entri,” riprese l’uccello, e ripeté tutte le sue parole.

Allora Peter tentò di parlare adagio e distintamente.

“Che… cosa… stai… gracchiando?” e così via.

L’Uccello-che-non-c’è si irritò. Tutti e due avevano poca pazienza.

“Balordo passerotto,” gridò, “perché non fai quello che ti dico?”

Peter capì che ora lo stava insultando, e rispose a caso, furibondo: “E così sei tu!”.

Poi, curioso davvero, ruppero nella stessa esclamazione:

“Piantala!”;

“Piantala!”.

Tuttavia l’uccello era deciso a salvarlo, se gli era possibile, e con un ultimo enorme sforzo spinse il nido contro lo scoglio.



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